Rifiuti sempre i cookie quando entri in un sito? Potrebbe non essere la scelta migliore, gli esperti spiegano perché

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di Gianmarco Bonomo

16 Dicembre 2023

Rifiuti sempre i cookie quando entri in un sito? Potrebbe non essere la scelta migliore, gli esperti spiegano perché
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Non appena entriamo in un nuovo sito, compare la soluta finestra dove possiamo decidere se accettare o rifiutare i cookie. Si tratta di un’operazione che non può essere eliminata o aggirata, e che presenta una scelta netta: accettare i cookie, e avere pubblicità basata sulla nostra navigazione, o rifiutare tutto. Ecco, forse questa seconda opzione non è così sicura come sembra: lo pensano alcuni ricercatori. Vediamo perché.

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Cosa sono i cookie?

Cosa sono i cookie?

Pxhere

Cookie è una parola che leggiamo tantissime volte al giorno e, in media, ogni volta che entriamo in un nuovo sito web. Diversamente dai biscotti, questo il significato della parola, i cookie sono dati che risiedono nei nostri dispositivi per diversi scopi. I cookie servono per esempio a mantenere attivo l’accesso a un sito, memorizzando le credenziali di accesso, o a tracciare il nostro comportamento online.

E proprio a quest’ultimo aspetto si riferisce il banner che compare all’entrata in un nuovo sito. Per le norme sulla privacy, un sito web è tenuto a chiedere se l’utente vuole consentire i cookie del sito, oppure no. Con una risposta affermativa, sarà possibile personalizzare la pubblicità in base alle tue abitudini; con una risposta negativa, non sarà possibile. Per questa ragione, sempre più persone scelgono di rifiutare i cookie per proteggere la propria privacy. Eppure, gli inserzionisti potrebbero sfruttare anche loro.

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Rifiutare i cookie potrebbe non essere così sicuro come sembra

Rifiutare i cookie potrebbe non essere così sicuro come sembra

Pixabay

A pensarlo è una ricerca presentata al NeurIPS 2023, la Conferenza sui sistemi di elaborazione delle informazioni neurali. In particolare, lo studio suggerisce che il gruppo demografico più incline a rifiutare i cookie è costituito dagli anziani. Negli Stati Uniti, per esempio, soltanto il 28% degli anziani accetta i cookie, rispetto al 40% dei giovani sotto i 34 anni. E paradossalmente, sono proprio i giovani ad avere le maggiori probabilità di proteggere la loro privacy.

Secondo Elizabeth Daly, una delle ricercatrici che ha lavorato allo studio, questo aspetto statistico potrebbe dare agli inserzionisti più informazioni di quelle date dal mancato consenso. Chi rifiuta i cookie, infatti, fornisce soltanto due informazioni: il rifiuto stesso e il sito web su cui è avvenuto il rifiuto. Questo avviene in teoria, ma gli inserzionisti sfruttano anche la statistica: sono gli anziani a rifiutare i cookie più spesso, e quindi è comunque possibile attuare una sorta di profilazione.

Accettare o rifiutare i cookie: questo è il dilemma

Accettare o rifiutare i cookie: questo è il dilemma

Pexels

Da quanto abbiamo detto fin qui, la domanda sorge spontanea: è meglio accettare o rifiutare i cookie? La risposta non è così scontata: abbiamo visto che accettarli permette alle aziende di proporre inserzioni personalizzate, ma rifiutarli non protegge del tutto la privacy. Allo stesso tempo, accettare i cookie vuol dire anche ricevere prodotti, prezzi e offerte su beni di consumo che potrebbero in effetti rientrare nelle nostre esigenze. Al contrario, rifiutando i cookie finiremmo per avere sempre una pubblicità che costituisce una seccatura, e non una risorsa. In più, c’è anche tutta la questione della privacy e dei dati che diamo agli inserzionisti semplicemente navigando su Internet. E non è una questione da poco.

Come si vede, la risposta alla domanda non è semplice, ma costituisce un vero e proprio dilemma. Forse l’unica vera alternativa, pensata per gli utenti consapevoli, è quella di accettare i cookie e rifiutarli in modo casuale. In questo modo, sarebbe anche possibile confondere l’algoritmo, almeno in teoria. La verità è che i nostri dati sono fuori dal nostro controllo, e pertanto ogni decisione porta con sé molte altre conseguenze. E tutto per aver premuto un pulsante che dice “Sì” oppure “No”, e averlo fatto decine di volte al giorno.

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