I leoni non sono i più temuti della savana: ecco ciò che scatena il terrore degli altri animali

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di Francesca Argentati

13 Ottobre 2023

I leoni non sono i più temuti della savana: ecco ciò che scatena il terrore degli altri animali
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Se si pensa alla più grande paura che si possa provare nella profonda savana, la mente vola inevitabilmente al protagonista assoluto di questo ambiente: il leone. Predatore per eccellenza, sembra però non essere la maggiore fonte di timore degli altri animali che popolano quest'area. Sembra impossibile, ma uno studio ci dimostra che c'è qualcos'altro in grado di suscitare ancora di più la loro inquietudine.

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Leoni: sono i re della savana, ma non i più temuti

Leoni: sono i re della savana, ma non i più temuti

Pixabay

I leoni non sono la cosa più spaventosa della savana: a quanto pare, la scienza è riuscita a dimostrare che gli animali che vivono in questo ambiente selvaggio temono qualcos'altro in misura nettamente maggiore. Eppure, potrebbe sembrare impossibile immaginare una minaccia peggiore: mettendoci nei panni di un'antilope, ad esempio, immaginiamo che la peggior cosa che potrebbe capitarci sarebbe proprio quella di essere braccati dalle affilate zanne leonine. Sfuggire a questo predatore non è una missione facile e una volta che hanno puntato una preda, le speranze di mettersi in salvo per quest'ultima sono piuttosto vane. Il re della savana vanta una massa muscolare invidiabile, riflessi scattanti e mascelle tali da poter sottomettere praticamente chiunque.

Non è nemmeno facile riuscire a difendersi e passare al contrattacco, dal momento che i leoni sono soliti cacciare in branco. Non a caso, sono ritenuti i più grandi predatori terrestri a muoversi in gruppo, motivo più che sufficiente per eleggerli ad animale più spaventoso in assoluto. A quanto pare, però, i compagni di habitat non la pensano proprio così e sembrano reagire in maniera ben peggior davanti a un diverso tipo di possibile minaccia: è un altro "l'animale" che li terrorizza al punto di farli scappare non appena ne percepiscono la presenza e non ha la stessa criniera.

Di cosa si tratta, dunque?

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Ecco ciò che terrorizza gli animali della savana ancora più dei leoni: lo studio

Ecco ciò che terrorizza gli animali della savana ancora più dei leoni: lo studio

Current Biology

Uno studio ha dimostrato che la più grande paura degli animali della savana è un'altra ed è in grado di mettere in fuga la maggior parte di loro. La ricerca si è svolta nel Kruger National Park, nel Sud dell'Africa, dove il team si è concentrato sull'analisi di migliaia di registrazioni filmate. Durante gli esperimenti, Liana Zanette, coautrice della ricerca ed ecologa presso la Western University, nell'Ontario, in Canada, ha riprodotto insieme ai suoi colleghi una serie di suoni riprodotti in modo udibile dagli animali del posto, registrando poi la loro reazione. In quest'area protetta vivono i panthera leo, la più grande popolazione di leoni presente al mondo, per cui gli altri animali selvatici conoscono perfettamente il pericolo rappresentato da questa specie. Eppure, dobbiamo arrenderci all'evidenza: i predatori più temuti dai mammiferi della savana non sono loro. Siamo noi.

Proprio così: il team di ricerca ha trasmesso suoni di conversazioni umane, riprodotti nelle lingue locali, compresi i rumori tipici della caccia umana, fra cui spari e cani intenti ad abbaiare. Non solo: hanno fatto ascoltare al popolo della savana anche il rumore di leoni che ringhiano, non per predare, ma per comunicare tra loro. "In questo modo le vocalizzazioni dei leoni sono direttamente paragonabili a quelle degli umani che parlano in modo colloquiale" ha spiegato il biologo ambientalista e coaturore dello studio Michael Clinchy.

La più grande paura degli animali della savana non sono i leoni, ma gli esseri umani

La più grande paura degli animali della savana non sono i leoni, ma gli esseri umani

Current Biology

In totale, sono state osservate diciannove specie di mammiferi selvatici e quasi tutte si sono date alla fuga nel sentire la voce degli umani piuttosto che quella dei leoni o dei rumori di caccia. Tra queste si annoverano facoceri, rinoceronti, leopardi, iene, leopardi, giraffe, antilopi ed elefanti. Proprio uno di quest'ultimi, nell'udire il ringhio di un leone registrato, ha reagito in modo veemente, cercando di affrontare il pericolo piuttosto che scappare. A quanto pare, dunque, l'essere umano si conferma anche nella savana il pericolo terrestre per eccellenza. Secondo Clinchy, questo avviene perché la nostra specie sarebbe riconosciuta "super letale". Altrimenti, nelle oltre 10.000 registrazioni analizzate, il 95% delle specie coinvolte non avrebbero reagito dandosi alla fuga immediata, nonostante non siamo di certo i predatori al vertice di questa gerarchia.

La speranza dei ricercatori è che questo aiuti a combattere il bracconaggio della fauna selvatica: "La paura degli esseri umani è radicata e pervasiva. C'è questa idea che gli animali si abitueranno agli umani se non vengono cacciati. Ma abbiamo dimostrato che non è così" ha dichiarato Clinchy. "È stato proprio l'ascolto delle vocalizzazioni umane a ispirare la paura più grande" si legge nello studio, "suggerendo che la fauna selvatica riconosce gli esseri umani come il vero pericolo, mentre i disturbi correlati, come l'abbaiare dei cani, sono semplicemente fattori minori".

La paura degli animali della savana verso l'uomo e i possibili rischi

La paura degli animali della savana verso l'uomo e i possibili rischi

Pixabay

Tutto questo può rappresentare un serio rischio per molte specie in calo, tra cui le giraffe: la paura costante della predazione può contribuire alla riduzione delle prede anche se non vengono cacciate, secondo il principio dell'ecologia della paura, ma i biologi intendono sfruttare queste informazioni per soccorrere gli animali in pericolo di estinzione. Una delle idee è quella di utilizzare la riproduzione delle voci umane nelle zone sudafricane in cui è frequente il bracconaggio, in modo da allontanare e tenere al sicuro una delle specie più in pericolo, che è il rinoceronte bianco.

"Ritengo che la pervasività della paura nella comunità dei mammiferi della savana sia una vera testimonianza dell'impatto ambientale che gli esseri umani hanno operato" ha affermato la Zanette. "Non solo a causa della perdita di habitat, del cambiamento climatico e dell'estinzione delle specie, che sono tutte cose importanti. Il solo fatto di saperci là fuori, in quel paesaggio, è un segnale di pericolo sufficiente per farli reagire in modo davvero forte. Sono terrorizzati dagli esseri umani, molto di più che da qualsiasi altro predatore." 

Questo fenomeno, inoltre, non si limiterebbe al Kruger National Park, dove si è svolto lo studio, ma la paura della fauna selvatica nei confronti degli umani sarebbe estesa su scala globale. Durante il turismo naturalistico, ad esempio, i visitatori potrebbero spaventare involontariamente gli animali nel tentativo di avvicinarli o richiamare la loro attenzione. Secondo Zanette, "misurare, mitigare e manipolare la paura che ispiriamo alla fauna selvatica presenta sfide e opportunità che dovrebbero ora essere considerate componenti integrali della pianificazione della conservazione e della gestione delle aree protette."

Che ne pensi di queste considerazioni?

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