"Pecunia non olet": le origini del vespasiano e della tassa sull'urina istituita dall'imperatore romano
Ancora oggi, quando cerchiamo nel dizionario un sinonimo di bagno pubblico, troviamo la parola vespasiano. Questo nome deriva da quello dell'imperatore romano omonimo che, per quasi un decennio completo, governò l'Impero Romano dal 69 al 79 d. C. Vespasiano fece costruire molti bagni pubblici, per rendere Roma più pulita. Ma il nome a questi bagni lo diedero gli stessi romani come segno di critica nei confronti delle tasse richieste dall'imperatore. Tra queste, la tassa sull'urina.
via Nature
Tito Flavio Vespasiano nacque il 9 d. C. a Sabina (oggi Cittareale). Era figlio di un esattore e di una donna nobile, figlia di un comandante dell'esercito. Lo stesso Vespasiano entrò a far parte dell'esercito romano già all'età di 16 anni. Qui fece presto carriera, fino a diventare a sua volta comandante.
La fortuna imperiale di Vespasiano iniziò nel 69, l'anno che gli storici del tempo definirono "dei quattro imperatori" o "lungo". Alla morte di Nerone (nel 68), infatti, si succedettero, rapidamente, gli imperatori Galba, Otone, Vitellio.
Vespasiano, ultimo della serie, era impegnato in Guidea per combattere alcuni ebrei ribelli quando le legioni d'Egitto, Giudea, Siria e Danubio lo acclamarono come nuovo imperatore. Nel 70 il Senato approvò definitivamente la sua nomina, insieme al figlio Tito, a console.
Quando Vespasiano arrivò a Roma in qualità di imperatore, si trovò di fronte al dissesto dello stato. Secondo le parole dello storico Svetonio, Roma aveva bisogno di oltre 40 miliardi di sesterzi per risollevare le sue finanze. Di fronte a questa situazione, all'imperatore non restò che aumentare le tasse e, dove possibile, crearne di nuove.
La tassa che più di tutte non andò giù agli abitanti della capitale del più grande impero che la Terra avesse mai visto, fu quella sull'urina. All'epoca di Vespasiano, l'urina veniva largamente utilizzata per gli usi più impensabili ed era molto ricercata dai commercianti. Il liquido della minzione veniva adoperato per lavare gli indumenti, per conciare le pelli, alcuni la adoperavano addirittura per creare dentifrici e collutori sbiancanti.
Quasi nessuno fu d'accordo con l'imperatore. Anche suo figlio Tito mostrò il suo disappunto: un giorno, durante una discussione col padre sull'argomento, Tito lanciò delle monete in un bagno pubblico. Vespasiano non si scompose, raccolse le monete e le fece annusare al figlio chiedendogli che odore avessero. Alla risposta di Tito che non ne avevano, Vespasiano pronunciò la famosa frase: "Pecunia non olet" (i soldi non puzzano).
E così, l'imperatore che diede avvio ai lavori per il Colosseo, è ancora oggi ricordato più per i bagni pubblici e la tassa sull'urina che non per questa maestosa opera architettonica che pure è conosciuta in tutto il mondo!