La storia delle sette note musicali come le conosciamo oggi: ad inventarle fu il monaco Guido D'Arezzo

di Giuseppe Varriale

12 Ottobre 2019

La storia delle sette note musicali come le conosciamo oggi: ad inventarle fu il monaco Guido D'Arezzo
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Oggi, quando qualcuno vuole imparare a cantare o a suonare uno strumento, deve fare lezioni di solfeggio. Questa parola deriva dalle note "sol" e "fa" e consiste nel vocalizzare le note poste su un pentagramma. Il solfeggio è il modo migliore per imparare a cantare o suonare, perché permette di identificare subito una nota.

Ma non è stato sempre così: fino al Medioevo non esisteva la notazione musicale ed imparare un'opera musicale era estremamente difficile. Fu solo grazie ad un italiano, Guido d'Arezzo, che leggere la musica fu finalmente possibile.

via Mental Floss

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Fino al Medioevo inoltrato, ossia quasi mille anni fa, imparare una musica richiedeva grandi doti mnemoniche: non esisteva la notazione musicale e le note venivano identificate utilizzando il monocordo. Questo strumento era formato da una sola corda, tesa sopra una cassa di risonanza tra due ponticelli, e posata su un terzo ponticello intermedio; spostando il ponticello intermedio si avevano note diverse. Questo procedimento andava eseguito per identificare ogni singola nota di un pezzo musicale e richiedeva ore ed ore di studio. Alla fine del processo, poi, l'opera musicale andava ricordata per intero per decine di anni. Le cose cambiarono solo nel 1025 quando il monaco Guido divenne insegnante di musica e canto nell'antica sede della cattedrale di Arezzo.

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Guido era già un teorico musicale, ma ad Arezzo ebbe la brillante idea di creare la prima notazione, partendo dall'inno a San Giovanni Battista di Paolo Diacono. Prendendo le sillabe iniziali di ogni verso dell'inno, Guido inventò un sistema perfetto per identificare le note:

Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Iohannes

Le note erano UT, RE, MI, FA, SOL ,LA, SI: esattamente gli stessi nomi di cui ci serviamo adesso, con la differenza che l'UT è diventato col tempo DO. Guido inventò, poi, anche l'antenato del moderno pentagramma: il tetragramma.

Se oggi possiamo facilmente imparare un motivetto, una canzone, un'intera opera musicale in poche ore o addirittura riprodurre una composizione musicale senza averla mai ascoltata, è solo grazie alla straordinaria invenzione di Guido d'Arezzo.

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