La plastica non risparmia nemmeno gli abissi: trovati animali contaminati nella fossa delle Marianne

di Alberto Ragazzini

07 Marzo 2019

La plastica non risparmia nemmeno gli abissi: trovati animali contaminati nella fossa delle Marianne
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Il problema della plastica e dell'inquinamento che questo materiale comporta è ormai da tempo al centro del dibattito mondiale. Ormai non esiste più un solo posto al mondo che non sia stato invaso da questi rifiuti: dopo l'Everest e gli oceani le microplastiche sono riuscite a invadere anche le profondità abissali.

Secondo un recente studio della Newcastle University la maggior parte delle specie appartenenti a questi ecosistemi contengono al loro interno plastica, un disastro annunciato che ora è diventato realtà.

via Newcastle University

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NOAA Photo Library/Flickr

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La plastica ha ormai invaso ogni angolo del pianeta, secondo una recente ricerca della Newcastle University anche nella fossa delle Marianne, il luogo più profondo di tutto il pianeta, sarebbero state ritrovate tracce di plastica. Questo materiale è ormai onnipresente e le creature marine non possono in alcun modo evitarlo: in tutte quante le specie prese in esame dai ricercatori, dalle più piccole alle più grandi, sono state ritrovate tracce di microplastiche ingerite. Dopotutto il pericolo che questo materiale inquinante potesse raggiungere i 10890 metri della depressione del Deep Challenger era nell'aria già da tempo, questa ricerca ha dato soltanto la prova di quello che già si temeva. 

Oltre alla fossa delle Marianne sono stati analizzati crostacei e creature di altre 5 depressioni abissali all'interno del Pacifico: Giappone, Izu-Bonin (Giappone), Atacama (tra Perù e Cile), Vanuatu, e la fossa delle Isole Kermadec. In circa 90 specie diverse prelevate tra i 6 e i 10 Km di profondità è stata trovata una percentuale di ingestione di plastica che va dal 50% della Fossa di Vanuatu al 100% di quella della Marianne. 

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The Royal Society

The Royal Society

I materiali plastici ritrovati sono variabili e per la maggior parte si trattava di fibre semi sintetiche utilizzate di solito in prodotti come il nylon. Gli effetti che la plastica potrebbe avere su questi ambienti marini sono ancora ignoti, gli esperti però temono che potrebbe avere dei contraccolpi molto gravi molto simili a quello che d'altronde avviene nel resto degli oceani.

Le profondità oceaniche e gli abissi in generale sono ecosistemi molto poveri di cibo e di animali, questo spinge i predatori a ingerire tutto ciò che trovano come per esempio i materiali plastici. Dall'Everest, agli oceani, fino agli abissi sottomarini sembra proprio che ormai non esista più un solo luogo sulla Terra dove la plastica non riesca ad arrivare. 

Clandon haverford/Wikimedia

Clandon haverford/Wikimedia

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