Disciplina giapponese: ecco i segreti che rendono questa educazione incredibilmente efficace

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di Claudia Melucci

16 Dicembre 2018

Disciplina giapponese: ecco i segreti che rendono questa educazione incredibilmente efficace
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I bambini giapponesi sembrano essere "naturalmente" predisposti alle buone maniere, come se non avessero neanche bisogno di apprenderle dai genitori. 

Come mai ascoltano i propri genitori seguendo le loro indicazioni con obbedienza e precisione, riescono a rimanere seduti in modo composto per lungo tempo neanche fossero dei piccoli automi? I bambini giapponesi non nascono già ben educati, ma è la particolare educazione che ricevono a farli diventare dei bambini esemplari – almeno in termini di educazione –, come tanti genitori occidentali vorrebbero che fossero i loro figli. 

Ecco  quali sono i "segreti" di questo sistema educativo. 

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Shitsuke, ovvero disciplina.

Shitsuke, ovvero disciplina.

pixabay.com

I genitori giapponesi hanno un modo molto particolare di affrontare i problemi con i propri figli: lo fanno privatamente. Non vedrete mai un genitore sgridare ad alta voce suo figlio, neanche dopo aver fatto un guaio grande. La privacy viene prima di tutto, ma non è solo per una questione di riservatezza che in Giappone si preferisce rimandare le discussioni a casa o comunque non in un luogo affollato: stare soli, in luogo riparato evita di alimentare l'ego del bambino e anche quello del genitore.

I due affronteranno la discussione con più calma e razionalità, evitando inoltre di infastidire le altre persone o di dare impressioni sbagliate. 

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Punire il comportamento, non il bambino.

Punire il comportamento, non il bambino.

maxpixel.net

In Giappone, quando un genitore riprende il figlio, si concentra sempre sul condannare l'azione, non il bambino: non dirà "Sei stato un bambino cattivo", ma "Quello che hai fatto è stato molto cattivo". Questo per far sì che il bambino non sviluppi una reazione difensiva sentendosi attaccato personalmente.

Spostando l'attenzione sul gesto, inoltre, si comunica al bambino la possibilità di fare diversamente: capirà che come è stato capace di fare del male, è anche capace di fare del bene. 

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