Come fanno gli uccelli a orientarsi durante le migrazioni? Due studi ce lo rivelano

di Giulia Bertoni

07 Aprile 2018

Come fanno gli uccelli a orientarsi durante le migrazioni? Due studi ce lo rivelano
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Potrebbe essere stato svelato il segreto che spiega come gli uccelli riescano a seguire le rotte e orientarsi durante le migrazioni: non sarebbe il ferro presente nel loro becco a fare da bussola, bensì una proteina nei loro occhi, che permetterebbe a questi animali di "vedere" i campi magnetici della Terra.
La notizia arriva da due pubblicazioni scientifiche che hanno studiato il fenomeno, una concentrandosi sui pettirossi (Università di Oldenburg, Germania), l'altra sui diamanti mandarini (Università di Lund, Svezia).

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Pixabay.com

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La proteina in questione si chiama Cry4 e si annovera fra quelle definite criptocromi, dei fotorecettori sensibili alla luce blu (con lunghezza d'onda 450–475 nm) di cui sono provvisti animali e piante. Essa svolge un ruolo importante nella regolazione del ritmo circadiano e, come confermano questi studi, nell'abilità degli uccelli di rilevare i campi magnetici in presenza di luce blu.

Entrambi gli studi hanno analizzato le reazioni di più criptocromi ed entrambi hanno rilevato che solo il Cry4 si manteneva costante rispetto all'oscillazione circadiana, identificandolo quindi come il fotorecettore responsabile della magnetoricezione.

Oltre a confermare questa interessante teoria, i due studi hanno scoperto che Cry4 si trova in una zona della retina particolarmente esposta alla luce e che rispetto ad altri uccelli non migratori, i pettirossi europei, durante la stagione della migrazione, sono in grado di incrementare l'espressione di questa proteina.

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Beckman Institute for Advanced Science and Technology

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Purtroppo e ovviamente, cosa di fatto veda un uccello quando vola affidandosi alle indicazioni di questo fotorecettore possiamo solo provare a immaginarlo. Secondo il ricercatore Klaus Schulten, che ipotizzò l'esistenza dei magnetorecettori nel 1978 (Beckman Institute for Advanced Science and Technology, Illinois), si tratterebbe di qualcosa simile a un filtro del campo visivo dell'uccello (foto).

Sources:

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