Un alto livello di vitamina D riduce il rischio di cancro al fegato fino al 50%

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di Marco Renzi

09 Marzo 2018

Un alto livello di vitamina D riduce il rischio di cancro al fegato fino al 50%
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Un recente studio condotto in Giappone su un campione di 33.736 persone di entrambi i sessi tra i 40 e i 69 anni, ha rilevato che ad alti livelli di vitamina D è collegato un minor rischio di sviluppare il cancro al fegato (fino al 50% in meno) e un abbattimento dell'insorgenza dei tumori in generale (fino al 20%), in particolare nei soggetti di sesso maschile.

Ai partecipanti veniva chiesto di fornire un quadro clinico familiare ed altre informazioni sulla dieta e sullo stile di vita; il livello di vitamina D veniva poi rilevato attraverso un campione di sangue. Ogni soggetto è stato seguito in media per 16 anni, durante i quali i medici hanno rilevato complessivamente l'insorgenza di oltre 3.000 tumori: incrociando i dati sui tipi di tumore con le informazioni personali, è stato possibile trarre delle conclusioni sulla loro connessione.

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Oltre ai parametri noti, come l'età, il peso, l'attività fisica, l'assunzione di alcool e la dieta, compare infatti il livello di vitamina D, strettamente legato allo stile di vita e alla stagione dell'anno in cui si preleva il campione.

Se da una parte non è stata trovata una correlazione evidente tra questa vitamina e i tumori ai polmoni o alla prostata, la connessione con il tumore al fegato è sembrata innegabile. Lo studio (primo nel suo genere in Asia) ha trovato un buon supporto anche in altri studi condotti in Europa e in America, che definivano questa vitamina un toccasana contro varie patologie; ovviamente serviranno altre ricerche per stabilire ulteriormente come e quanto la vitamina agisca sull'organismo.

Vi state chiedendo se sia il caso di ricorrere subito ad un integratore per toglierci il pensiero? Decisamente no, per due motivi. Il primo è che gli integratori non sono sostanze da prendere alla leggera, e dovrebbe essere sempre un medico a prescriverli nei casi in cui l'assunzione per via naturale non sia possibile; il secondo è che gran parte della vitamina D di cui abbiamo bisogno può essere prodotta dalla pelle con un'esposizione al sole di 10 minuti al giorno, evitando di abusare di cibi (come latticini e altri alimenti che contengono proteine animali) che ne inibiscono la produzione.

Stare all'aria aperta e al sole (senza esagerare e con le dovute precauzioni, soprattutto d'estate) si rivela essere ancora una volta la cura migliore.

Sources: bmj.comThe Guardian

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