Tenersi per mano riduce il dolore fisico e sincronizza i cuori: lo rivela uno studio

di Simone Troja

26 Agosto 2017

Tenersi per mano riduce il dolore fisico e sincronizza i cuori: lo rivela uno studio
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Tenersi per mano non è soltanto un comportamento romantico, simbolo dell'affetto che due individui provano l'uno per l'altro. Non è una semplice illusione quella di sentirsi davvero vicini quando ci si sfiora, poiché è molto più che la nostra pelle a toccarsi.
Tenersi per mano sincronizza i battiti del cuore e allevia il dolore aumentandone la sopportazione: questo fenomeno è chiamato sincronizzazione interpersonale e per la prima volta un team di ricercatori lo ha studiato.

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Un gruppo di scienziati dell'Università del Colorado di Boulder, guidati da Pavel Goldstein, ha iniziato a svolgere un lavoro di ricerca per capire se questo fenomeno possa effettivamente combattere il dolore senza farmaci e indagare l'effetto della sincronia legata al dolore e al tatto.
"Più empatia c'è con il partner, e più forte sarà l'effetto analgesico e la sincronizzazione quando le due persone si toccano", dice Goldstein. Da tempo è chiaro che due persone che si trovino molto vicine, e abbiano una buona sintonia, tendano a sincronizzare l'andatura e la postura.

L'idea è venuta a un ricercatore quando il dolore della moglie durante il parto sembrava ridursi se veniva presa per mano. Così hanno deciso di mettere su l'esperimento.
La prima fase è consistita nell'imitare ciò che avviene una sala parto: gli uomini dovevano tenere la mano della propria compagna mentre a lei veniva inferto un lieve dolore sul braccio per la durata di due minuti, dopodiché l'esperimento veniva ripetuto senza la presenza del compagno. Quello che ne è emerso è che rimanendo nella stessa stanza, e potendosi toccare, le coppie sviluppavano una certa sincronia fisiologica che scompariva quando il contatto si interrompeva, e più forte era questa sincronia più il dolore risultava tollerabile. Secondo i ricercatori questa sincronizzazione potrebbe influire sull'area del cervello associata al dolore ma c'è ancora molta strada da fare per arrivare a risultati concreti. Il prossimo passaggio consisterà nel misurare l'attività delle onde cerebrali per ricavare ulteriori dati.

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