Per 3 anni ha visitato i luoghi abbandonati dell'Europa: ecco gli scatti di uno dei migliori esploratori urbani
Si legge Urbex, si traduce esplorazione urbana. Negli ultimi anni la fotografia ha rivolto molto interesse nei confronti di ville abbandonate, castelli e case, andando a formare nel tempo una branca a sé. Dare nuova visibilità ai luoghi che molti hanno dimenticato o mai conosciuto è ciò che muove gli appassionati ad intrufolarsi nella polvere, nelle ragnatele e nei rovi.
Tra i fotografi che si sono dedicati all'Urbex c'è il talentuoso Provost Kenneth: in soli 3 anni di produzione ha raccolto molto materiale di cui oggi vi proponiamo gli scatti migliori.
via Provost Kenneth Photography
Provost Kenneth è nato in Belgio, in cui tutt'ora vive.
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La sua passione per la fotografia è iniziata solo recentemente, quando ha ricevuto una macchinetta per il suo compleanno.
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Non sapendo cosa fotografare, si diresse verso una vecchia fabbrica abbandonata vicino la sua casa.
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Kenneth parla di quel primo set come un'esperienza colma di scoperte ed emozioni.
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Solo in seguito è venuto a conoscenza della Urban Exploring. Si è subito inserito tra i migliori fotografi del settore, visitando le ville più remote e polverose dell'Europa.
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Come lui stesso afferma, L'Urbex è una passione non priva di rischi: ci si può far male in continuazione nelle case abbandonate se non si presta attenzione.
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I rischi sono anche legati alle leggi in vigore: in molti paesi visitare i luoghi che Kenneth fotografa costituisce una violazione.
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Con l'accrescersi del numero degli esploratori urbani è aumentata anche la sorveglianza delle vecchie ville dimenticate.
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Tra gli esploratori urbani c'è molta solidarietà: spesso si scambiano consigli sui luoghi da visitare o, se è necessario, organizzano gruppi esplorativi.
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Con il tempo Kenneth ha affinato la sua tecnica: osservando le sue foto si notano i numerosi punti di luce che mettono in risalto diversi dettagli dello scatto.
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Kenneth ottiene l'effetto luminoso sovrapponendo fino a 9 scatti, ognuno eseguito con una esposizione differente.
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Attraverso software professionali sovrappone gli scatti ottenendo un'unica fotografia. È un processo che richiede fino a 20 minuti.
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In fotografia questa tecnica è conosciuta come HDR.
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Gli esploratori urbani rispettano un codice di comportamento che loro stessi hanno stabilito negli anni.
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Tra le regole che vi fanno parte c'è quella di non forzare alcuna serratura.
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Per entrare si possono usare finestre rotte o tetti caduti, ma non è consentito sfondare porte e pareti.
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Neanche le porte delle stanze interne si possono forzare: se una stanza è chiusa deve continuare ad esserlo.
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È un modo per rispettare quello stato di abbandono e quella segretezza che qualcuno ha voluto, per un motivo o per un altro.
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Per gli esploratori urbani questi posti dimenticati sono come luoghi sacri: al loro interno si muovono come in una chiesa.
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Rispettano il silenzio che regna da anni nelle stanze, così come rispettano l'assenza dell'uomo: cercano di non mutare nulla e di non lasciare traccia del loro passaggio.
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I veri esploratori urbani fotografano gli ambienti per come sono, non spostano mobili o oggetti per allestire una scena.
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Kenneth racconta che quando entra in un nuovo edificio comincia a farsi domande sul destino e sul passato di quel luogo.
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Alcune volte è possibile documentarsi sulla storia di una villa altre volte invece non è possibile ricostruire nulla dei giorni passati.
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In questo caso le domande si perdono nel vento e, non avendo risposta, lasciano spazio al presente e alla bellezza affascinante delle rovine.
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