Un angelo nel bel mezzo dell'inferno: ecco la storia della levatrice di Auschwitz

di Giulia Bertoni

14 Ottobre 2016

Un angelo nel bel mezzo dell'inferno: ecco la storia della levatrice di Auschwitz
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Durante tutto il periodo delle deportazioni ai danni degli ebrei, furono molte le persone comuni, anche di diversa fede religiosa, che cercarono di aiutare conoscenti e non a nascondersi e a evitare così mesi di privazioni fisiche seguite da morte praticamente certa. Fra di loro ci fu una donna polacca che di professione faceva la levatrice e che durante il suo periodo di permanenza ad Auschwitz aiutò tantissime donne a partorire in quell'orribile luogo. Il destino di quei bambini non fu felice ma quella donna fece di tutto per aiutarli.

via seattlecatholic.com

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Stanisława Leszczyńska era una levatrice polacca che il 17 aprile del 1943 venne deportata ad Auschwitz insieme alla figlia Sylwia.

Stanisława Leszczyńska era una levatrice polacca che il 17 aprile del 1943 venne deportata ad Auschwitz insieme alla figlia Sylwia.

Sebbene di fede cattolica, infatti, lei, il marito e i figli avevano iniziato a introdurre cibo e documenti falsi all'interno del ghetto costruito a Varsavia fra il 1939 e il 1940.

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Colta sul fatto, fu condotta alla Gestapo insieme alla figlia e a due dei suoi tre figli maschi: questi ultimi furono mandati nei campi di lavoro, mentre le due donne furono spedite ad Auschwitz.

Colta sul fatto, fu condotta alla Gestapo insieme alla figlia e a due dei suoi tre figli maschi: questi ultimi furono mandati nei campi di lavoro, mentre le due donne furono spedite ad Auschwitz.

In quanto levatrice esperta, Stanisława venne relegata a prestare servizio presso il "reparto maternità" del campo di concentramento.

In quanto levatrice esperta, Stanisława venne relegata a prestare servizio presso il "reparto maternità" del campo di concentramento.

La sua unica fortuna fu che la figlia aveva intrapreso gli studi di medicina prima dello scoppio della guerra e questo permise alle due donne di restare unite all'interno del campo.

Durante il periodo in cui rimase internata, Stanisława fece venire al mondo più di 3000 bambini. Sebbene gli ordini fossero di sopprimerli subito dopo la nascita, la donna non ubbidì mai e ogni volta che poteva cercava di aiutare le donne a nascondere i loro neonati.

Durante il periodo in cui rimase internata, Stanisława fece venire al mondo più di 3000 bambini. Sebbene gli ordini fossero di sopprimerli subito dopo la nascita, la donna non ubbidì mai e ogni volta che poteva cercava di aiutare le donne a nascondere i loro neonati.

auschwitz.org

Di quei 3000 bambini, circa 1500 vennero uccisi da Sorella Klara e Sorella Pfani, le ostetriche ufficiali del campo; altri mille morirono di freddo e di fame.

Dei restanti 500, quelli che avevano gli occhi azzurri vennero dati in affidamento a famiglie tedesche per essere "germanizzati".

Dei restanti 500, quelli che avevano gli occhi azzurri vennero dati in affidamento a famiglie tedesche per essere "germanizzati".
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Solo in 30 riuscirono a sopravvivere e a restare con le loro madri.

Solo in 30 riuscirono a sopravvivere e a restare con le loro madri.

Tutto questo accadde in un breve arco di tempo, dall'aprile 1943 alla liberazione avvenuta nel gennaio 1945.

A guerra conclusa, Stanisława riuscì a ricongiungersi coi figli maschi e continuò a praticare la professione ostetrica.

A guerra conclusa, Stanisława riuscì a ricongiungersi coi figli maschi e continuò a praticare la professione ostetrica.

Nel 1970 partecipò a una cerimonia commemorativa durante la quale le fu possibile incontrare le donne che lei aveva aiutato a partorire, accompagnate dai figli ormai adulti.

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