"Notte stellata" di van Gogh: una nuova analisi scopre qualcosa di sorprendente nelle turbolenze dipinte

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di Francesca Argentati

21 Settembre 2024

Van Gogh, Notte stellata

Vincent van Gogh/Wikimedia commons - Public domain

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Tutti conosciamo uno dei capolavori del pittore olandese Vincent van Gogh, Notte Stellata, dipinto nel 1889. Ora, una nuova analisi conferma un'approfondita conoscenza della fisica della turbolenza, nascosta proprio nel cielo.

Van Gogh, "comprensione profonda e intuitiva dei fenomeni naturali"

Nella celebre e suggestiva opera di van Gogh, è proprio il cielo tutt'altro che mite ad aver fatto ipotizzare una spiccata conoscenza della fisica della turbolenza. E una nuova analisi lo conferma.

I vortici dipinti dalla talentuosa mano del pittore olandese combaciano con i fluidi dell'atmosfera terrestre, forse persino con lo spazio più esteso. Il fisico Yongxiang Huang dell'Università di Xiamen, Cina, ha spiegato che la Notte Stellata "rivela una comprensione profonda e intuitiva dei fenomeni naturali. La precisa rappresentazione della turbolenza da parte di van Gogh potrebbe derivare dallo studio del movimento delle nuvole e dell'atmosfera o da un innato senso di come catturare il dinamismo del cielo."

Anche se non possiamo vederlo a occhio nudo, l'atmosfera del nostro pianeta è una massa di fluido in moto costante, mai immobile e continuamente mutabile.

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Notte stellata di van Gogh combacia con la teoria della turbolenza

Vincent van Gogh, Notte stellata (Saint-Rémy, giugno 1889)

Vincent van Gogh/Wikimedia commons - Public domain

Sebbene le nuvole possano suggerire questo moto perpetuo, questo non è sufficiente a comprendere a fondo la turbolenza atmosferica, per la quale sono necessari appositi strumenti che ne rilevino i cambiamenti e movimenti non visibili. Calcolare la turbolenza atmosferica dipinta da van Gogh nella sua opera, naturalmente, non è possibile, tuttavia gli scienziati sono riusciti ad analizzare le pennellate per scoprire se il cielo vorticoso della Notte Stellata combacia con la teoria sviluppata negli anni '40 da Andrey Kolmogorov, matematico sovietico.

Precedenti studi avevano esaminato soltanto una parte del dipinto, mentre la nuova analisi si concentra unicamente sui turbini, basandosi sul modello a cascata della turbolenza di Richardson-Kolmogorov. Il risultato suggerisce che "van Gogh aveva un'osservazione molto attenta dei flussi reali, cosicché non solo le dimensioni dei mulinelli/vortici nella Notte stellata, ma anche le loro distanze relative e l'intensità seguono la legge fisica che governa i flussi turbolenti."

La Notte stellata di van Gogh si estende all'universo?

Utilizzando un'immagine digitale ad alta risoluzione del capolavoro, gli scienziati hanno osservato le pennellate in quattrodici mulinelli e vortici dipinti, esaminandone la luminanza e le proprietà spaziali, mettendole poi a confronto con la legge della turbolenza di Kolmorogov, che spiega come l'energia si sposti fluidamente dai turbini di dimensioni maggiori a quelli più piccoli prima di dissolversi.

I risultati rispecchiano una coerenza tra il cielo della Notte Stellata e la teoria in questione, ma non solo: un ulteriore approfondimento ha scoperto che le scale inferiori delle pennellate coincidono anche con lo spettro di potenza degli scalari, cioè vortici di dimensioni diverse, studiati nel 1959 dal matematico australiano George Batchelor. Inoltre, precedenti ricerche hanno rilevato che le turbolenze del dipinto di van Gogh potrebbero essere riscontrate anche nelle nubi molecolari dell'universo, nei punti dello spazio in cui prendono vita le stelle.

In definitiva, la ricerca conferma che l'artista postimpressionista, del quale è stato scoperto un autoritratto nascosto sotto uno dei suoi dipintiaveva una conoscenza della fisica della natura non indifferente, che gli ha permesso di riprodurre "non solo le dimensioni dei mulinelli, ma anche la loro distanza relativa e intensità nei suoi dipinti."

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