Ecco chi ha davvero costruito le piramidi egiziane: le prove smentiscono le teorie più diffuse

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di Francesca Argentati

30 Aprile 2024

Le piramidi di Giza in Egitto
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Tutti conoscono le piramidi, maestose strutture archeologiche e protagoniste assolute dell'Egitto: ma chi ha davvero costruito queste meraviglie architettoniche?

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Piramidi d'Egitto, le teorie sulla loro costruzione

Piramide di Cheope

Nina/Wikimedia commons - CC DA 2.5

Le vere origini delle piramidi sono state oggetto di dubbi e dibattiti per molto tempo. Si tratta di monumenti enormi, con una base quadrata e in alcuni casi rettangolare, che terminano su un vertice a punta e il cui nome proviene dal greco pyramis, cioè "della forma del fuoco". Secondo alcuni studiosi, questa parola deriverebbe a sua volta dal termine egizio per-em-us, che significa "ciò che va su".

In ogni caso, queste strutture che svettano in mezzo al deserto incantano i turisti di tutto il mondo da sempre e la più grande in termini di dimensioni è la Piramide di Cheope, tra le sette meraviglie del mondo antico sopravvissute fino ai giorni nostri. Tuttavia, un mistero ha aleggiato a lungo sulla loro costruzione: crearle è stato certamente un compito estremamente impegnativo, ma chi se n'è davvero incaricato? Ci sono diverse teorie al riguardo, che spaziano a ipotesi curiose secondo cui sarebbero stati gli abitanti di Atlantide, la città perduta, o persino gli alieni. Un'altra ipotesi ampiamente condivisa è che sarebbe stata opera di grandi gruppi di ebrei costretti a lavorare.

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A costruire le piramidi egiziane non furono i lavoratori ebrei

Nessuna di queste ipotesi, però, ha trovato un effettivo riscontro durante gli studi e le ricerche. L'idea diffusa secondo cui le piramidi sarebbero opera degli ebrei non può essere riconosciuta come valida, dal momento che in Egitto non sono stati rinvenuti reperti archeologici riconducibili a questo popolo nel periodo in cui vennero costruite le piramidi di Giza, 4500 anni fa. Nella Bibbia ebraica, inoltre, si fa riferimento alla presenza ebraica in una città egiziana di nome Ramesse, che però fu costruita in un periodo successivo all'epoca delle piramidi.

E per quanto riguarda la più bizzarra ipotesi di Atlantide? Non sono mai state trovate prove archeologiche a sostegno della sua esistenza. Gli esperti concordano che si tratti di una storia inventata e l'idea che le piramidi siano opera degli alieni è certamente la meno condivisa.

Qual è la verità, dunque?

Cosa raccontano le prove archeologiche sulla costruzione delle piramidi

Le piramidi di Giza

Ricardo Liberato - All Gizah Pyramids/Wikimedia commons - CC BY-SA 2.0

Gli egittologi restano fedeli all'idea più accreditata: a costruire le piramidi furono proprio gli antichi egizi, come dimostrano tutte le prove raccolte nel tempo. Tuttavia, si sa poco sullo stile di vita di questi "operai" e sulle loro ricompense, tutti aspetti che sono ancora avvolti nel mistero e su cui gli studiosi continuano a concentrarsi. Le piramidi, secondo gli storici, venivano erette sopra i luoghi di sepoltura dei faraoni, che durante il Nuovo Regno, a partire dal 1550 a.C., abbandonarono via via la costruzione delle piramidi, optando per la Valle dei Re situata a Luxor.

Anni addietro, gli egittologi avevano suggerito che a costruire le piramidi fossero stati perlopiù dei lavoratori agricoli che, nei periodi dell'anno con scarso lavoro, si dedicavano a questa attività. Un'ipotesi che però non è stata confermata. Più recentemente, inoltre, sono stati scoperti nuovi indizi circa i costruttori delle piramidi, grazie a documenti scritti trovati nel 2013 a Wadi al-Jarf, sulla costa egiziana che affaccia sul Mar Rosso. Dalle traduzioni è emerso che "bande" di duecento lavoratori contribuirono a trasportare pietra calcarea a Giza guidati da un uomo di nome Merer attraverso il Nilo.

La decifrazione dei papiri non è stata ancora ultimata, ma sembra che questi uomini abbiano partecipato attivamente ai progetti di costruzione, ricevendo anche assistenza al bisogno. In cambio, ricevevano alimenti e tessuti pregiati, ulteriore prova del fatto che i lavoratori non venissero sfruttati. O, almeno, non tutti.

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