Il movimento “no-wash” è sempre più diffuso: ecco perché molti hanno smesso di lavare vestiti e capelli

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di Francesca Argentati

07 Gennaio 2024

Il movimento “no-wash” è sempre più diffuso: ecco perché molti hanno smesso di lavare vestiti e capelli
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Hai mai sentito parlare del "no wash"? Si tratta di una tendenza sempre più popolare e che molte persone stanno abbracciando con entusiasmo. I vantaggi sembrano essere molteplici: scopriamo insieme in cosa consiste.

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“No-wash”: come è nato questo trend e di cosa si tratta?

“No-wash”: come è nato questo trend e di cosa si tratta?

Pixabay

Da quando esistono i social, challenge e tendenze si rincorrono diventando diffuse e virali con una rapidità eccezionale. Può trattarsi di mode, di sfide divertenti oppure di abitudini che si decide di imitare per uno scopo preciso. Quest'ultimo caso riguarda proprio il "no-wash", il cui significato è facilmente intuibile: significa "non lavare" ed è diventato un vero e proprio movimento che ha ispirato moltissime persone. Ma come è nato, chi lo ha lanciato e perché è diventato tanto popolare?

Sembra che la beniamina del "no-wash" sia la stilista britannica Stella McCartney, che tramite i suoi seguitissimi profili social ha dato vita a questo trend, invitando i suoi follower a imitare il suo esempio per un duplice motivo: riuscire a risparmiare e, allo stesso tempo, tutelare il benessere del pianeta. In che modo? Semplice: evitando di lavare biancheria e indumenti più del necessario, limitando le lavatrici e indossando più volte i vestiti prima di infilarli nel cesto del bucato. Ci sono controindicazioni a questo comportamento? Secondo alcuni, sì: seguendo l'invito alla lettera, il rischio è quello di diffondere cattivi odori, germi e batteri che di certo non rappresentano un'ottima cura dell'igiene personale.

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I vantaggi del “no-wash”: dal risparmio alla tutela dell'ambiente

I vantaggi del “no-wash”: dal risparmio alla tutela dell'ambiente

Pexels

Il trend del no-wash, infatti, prevede di lavare vestiti e capelli meno del necessario o, addirittura, evitare completamente di farlo, per arginare le problematiche ambientali e contrastare il preoccupante riscaldamento globale, che i lavaggi a caldo non fanno che incentivare. Prodotti e detersivi che contengono elevate quantità di carbonio, infatti, possono avere un impatto negativo sull'ambiente, senza considerare lo spreco di acqua e le sostanze nocive che, finendo nel mare, potrebbero danneggiare le specie animali: il lavaggio dei vestiti e il rilascio delle microfibre rappresentano, infatti, il 35% dell'inquinamento degli oceani.

Come è noto, poi, la lavatrice è una delle maggiori fonti di consumo dell'acqua a livello domestico e questo incide notevolmente sull'entità delle bollette. Perché, dunque, non abbracciare l'idea che lavare meno - o non lavare affatto - possa portare numerosi vantaggi, sia al nostro portafoglio che al mondo in cui abitiamo?
Torniamo alla questione legata all'igiene: molti, dopo aver indossato gli stessi indumenti tutto il giorno, sentono il bisogno di lavarli per eliminare il sudore accumulato. Tuttavia, questo non è sempre vero, né necessario: lo stesso capo, a meno che la giornata non sia stata particolarmente impegnativa e sotto il sole cocente, potrà essere indossato una seconda volta prima di finire in lavatrice.

Chi non può rinunciare - comprensibilmente - al lavaggio dei propri vestiti, potrebbe optare per un uso più prolungato prima di procedere con una centrifuga di troppo, inutile, dannosa e dispendiosa. Un'altra opzione è quella di scegliere indumenti maggiormente traspiranti, come il cotone, o indossare capi di lana, che è autopulente e non produce cattivi odori. Naturalmente, le scelte personali devono dipendere, per forza di cose, dal luogo in cui si vive e di conseguenza l'abbigliamento adatto potrebbe essere diverso in base alla regione di appartenenza.

"no-wash” e "low-wash": l'importanza di un approccio equilibrato

"no-wash” e "low-wash": l'importanza di un approccio equilibrato

Freepik

Un altro punto a favore dei lavaggi sporadici - e preferibilmente a freddo - è il fatto che in questo modo i capi dureranno più a lungo: meno vengono puliti, infatti, più i tessuti eviteranno di scolorirsi e logorarsi. Tra coloro che hanno sposato i movimenti "no-wash" e "low-wash", dunque, ci sono vari "livelli di fidelizzazione": c'è chi ha scelto di fare meno lavatrici di quanto non sia effettivamente necessario e chi ha deciso di indossare più volte sia indumenti che biancheria sporca senza gettarli nel cesto dei panni sporchi, eliminando completamente questo passaggio.

Questo trend non include soltanto vestiti e capelli, ma si è esteso anche alla pulizia della casa, che alcuni considerano un ottimo sistema per risparmiare tempo. Non solo: alcuni tessuti, come il denim, meno vengono lavati, più acquistano valore e prestigio. Pensiamo al concorso "The Indigo Invitational", al quale possono partecipare coloro che non lavano i propri jeans da almeno un anno, ma la maggior parte dei candidati indossa i pantaloni circa duecento volte prima di infilarli in lavatrice. Il CEO degli intramontabili Levi's, Chip Bergh, ha dihciarato di non lavare i suoi jeans da più di un decennio. Molti, per pulire il denim, utilizzano metodi alternativi come lasciarli all'aria aperta sotto i raggi UV.

In definitiva, non è necessario rinunciare completamente al lavaggio dei propri vestiti: la soluzione migliore è quella di adottare un approccio consapevole ed equilibrato, evitando gli eccessi ma preservando l'igiene e la salute personale. Inoltre, se si desidera pulire un capo senza procedere con la lavatrice, si può eliminare la macchia agendo solo sul punto interessato e tenerlo in frigorifero per alcune ore aiuterà a eliminare l'odore di sudore senza procedere al lavaggio. Che ne pensi di questa tendenza sempre più popolare?

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