Alcune persone possono avvertire davvero un fastidio fisico quando sentono un errore grammaticale

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di Gianmarco Bonomo

26 Novembre 2023

Alcune persone possono avvertire davvero un fastidio fisico quando sentono un errore grammaticale
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C’è una controversia eterna di cui si parla poco, ma che polarizza subito le opinioni di tutti. Hanno ragione i grammar nazi, che correggono gli errori grammaticali di tutti, oppure chi lascia correre? La domanda ha portato un team dell’Università di Birmingham a effettuare un interessante studio, per cercare di capire se chi corregge gli altri prova davvero stress o fastidio fisico a sentire gli errori grammaticali. Vediamo cosa hanno scoperto!

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Una correlazione fra gli errori grammaticali e la frequenza cardiaca

Una correlazione fra gli errori grammaticali e la frequenza cardiaca

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Nel recente studio pubblicato nel Journal of Neurolinguistics, Dagmar Divjak, Hui Sun e Petar Milin hanno analizzato la risposta di alcuni soggetti agli errori grammaticali. Non tanto un tipo di risposta verbale, come per esempio la correzione altrui, ma una risposta collegata alla frequenza cardiaca. Sfruttando il concetto di variabilità della frequenza cardiaca, o HRV, i ricercatori dell’Università di Birmingham hanno scoperto una correlazione diretta con i casi di errori grammaticali.

In un momento di calma, i battiti cardiaci degli esseri umani tendono a essere molto variabili. In condizioni di stress, invece, la variabilità si riduce: di conseguenza la frequenza cardiaca è estremamente regolare. Nello studio, è stata rilevata una riduzione significativa della HRV delle persone in risposta agli errori grammaticali. In pratica, più sono gli errori che siamo costretti ad ascoltare, più la nostra frequenza cardiaca esprime lo stress che proviamo.

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Il futuro della ricerca: studiare le persone a partire dagli errori degli altri

Il futuro della ricerca: studiare le persone a partire dagli errori degli altri

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Nel commentare i risultati dello studio, la professoressa Divjak ha dichiarato come la ricerca possa contribuire a comprendere meglio le relazioni fra la nostra fisiologia e la nostra cognizione. In particolare, un’indagine di questo tipo può studiare meglio le relazioni fra la cognizione del linguaggio e il sistema nervoso autonomo. Il sistema nervoso autonomo si occupa infatti di risposte come:

  • riposo e digestione (sistema nervoso parasimpatico);
  • lotta e fuga (sistema nervoso simpatico).

Analizzare e comprendere queste relazioni può contribuire a studiare aspetti della cognizione che non possiamo osservare direttamente. Un esempio riguarda il lavoro con persone che non riescono a esprimere la propria opinione. Per Divjak, questa ricerca può anche vedere nella variabilità della frequenza cardiaca un indicatore della nostra conoscenza linguistica implicita:


La tua conoscenza della tua prima lingua è in gran parte implicita, cioè imparare la tua lingua madre non richiede che tu ti sieda e studi, e usarla non richiede molta, se non nessuna, riflessione. Ciò significa anche che ti sarà difficile definire esattamente cosa è giusto o sbagliato in una frase e, peggio ancora, spiegare perché è così.

Se correggi sempre gli altri sei una brutta persona?

Se correggi sempre gli altri sei una brutta persona?

Freepik

Secondo la ricerca dell’Università di Birmingham, sentire errori grammaticali può provocare una sensazione di stress. Ma se invece tendi a correggere sempre gli altri, significa che sei una brutta persona? Anche a questa domanda alcuni ricercatori hanno voluto rispondere con uno studio, stavolta dell’Università del Michigan.

La ricerca si è svolta in due fasi e ha coinvolto 83 partecipanti. Nella prima fase, i soggetti hanno letto delle email per la ricerca di un coinquilino: alcune contenevano degli errori grammaticali. Alla fine, è stato chiesto loro se fossero disposti a condividere un appartamento con gli autori delle email: i grammar nazi hanno risposto di no. La seconda fase, invece, ha mostrato come le persone tolleranti nei confronti degli errori grammaticali siano tendenzialmente individui positivi, piacevoli e aperti. Al contrario, gli intolleranti sono risultati più introversi, chiusi e poco empatici.

Nel ricordare che una correlazione non può trasformarsi in un legame di causa, non possiamo non sorridere di fronte allo studio dell’Università del Michigan. Ma d’altronde, ricerche come questa o come quella condotta dall’Università di Birmingham ci permettono di comprendere meglio la relazione tra linguaggio, mente e personalità. E inoltre, dimostrano anche che la lingua non è solo un mezzo di comunicazione, ma un riflesso del nostro stesso carattere.

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