Non solo Anna Frank: tre diari poco noti di bambine ebree che hanno raccontato l'Olocausto

di Giuseppe Varriale

25 Settembre 2019

Non solo Anna Frank: tre diari poco noti di bambine ebree che hanno raccontato l'Olocausto
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L'evento più traumatico per la storia dell'Europa fu certamente la follia nazista, che si rese colpevole di uno dei più grandi genocidi conosciuti dal mondo. Primo Levi, parlando di quel periodo, scrisse che le uniche testimonianze a nostra disposizione erano quelle dei "salvati". I "sommersi", ossia coloro che non erano scampati alla morte, erano rimasti muti.

Questo non è del tutto vero: nel corso della storia, molti diari di adolescenti ebrei morti a causa dell'Olocausto sono stati scoperti e pubblicati.

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Il Diario di Anna Frank è il memoriale più conosciuto di una adolescente vissuta durante gli anni del nazismo. Anna vi descrive la sua vita di ragazzina che legge i miti greci e romani, che vive i suoi primi amori, che fa scherzi puerili. Ma è anche un diario ricco di paure (della deportazione, della morte) e di speranze (che l'orrore finisca). Ma Anna Frank non fu l'unica ragazza a tenere un diario durante gli anni della guerra, ecco altri esempi non meno importanti.

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Rutka Laskier. Rutka scrive il suo diario nel 19343, a 14 anni, mentre è rinchiusa nel ghetto della città polacca di Będzin. Le sue memorie si interrompono, però, improvvisamente: tre mesi dopo aver vergato la sua prima frase, Rutka viene deportata ad Auschwitz, dove muore. Il diario è pieno di timori ed ansie, ma anche di speranze.

"Se solo potessi dire è finita, muori una volta sola… Ma non posso, perché nonostante tutte queste atrocità, voglio vivere e aspettare il giorno dopo", queste alcune delle parole più toccanti.

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Renia Spiegel. Il diario di Renia copre 3 anni, dal 1942 al 1945. Renia e sua sorella Ariana vivono con i nonni nel ghetto di Przemyśl, finché il suo fidanzato, Zygmunt Schwarzer, nasconde la ragazza e i suoi genitori nella soffitta della casa di suo zio. Il nascondiglio viene scoperto e Renia e i genitori di Zygmunt vengono fucilati.

Zygmunt trova il diario di Renia e completa la sua ultima pagina con queste parole: "Tre colpi! Tre vite perse! È successo ieri sera alle 22.30. Il destino ha deciso di portarmi via i miei cari. La mia vita è finita. Tutto ciò che sento sono colpi, colpi… Mia cara Renusia, l’ultimo capitolo del tuo diario è completo".

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Eva Heyman. Eva inizia a scrivere il 13 febbraio del 1944. Ha 13 anni e vive con i nonni a Nagyvárad (Ungheria) perché i genitori sono separati e la madre, Agnes, è in Francia. La mano di Eva si ferma il 30 maggio di quello stesso anno, quando i tedeschi iniziano i rastrellamenti. Eva viene deportata ad Auschwitz, dove morirà. La madre torna in Ungheria in cerca della figlia, ma viene deportata a sua volta. Agnes, però, riesce a sopravvivere.

Alla fine della guerra, la donna di servizio dei nonni di Eva incontra Agnes e le dona il diario di Eva. Agnes lo pubblica e poco dopo si suicida.

Eva, Renie e Rutka sono solo alcune delle adolescenti le cui vite furono spezzate dal nazismo. Sono adolescenti morte, ma che ci hanno donato la più grande arma contro la ripetizione dell'orrore: la memoria.

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