L'Antartide cade a pezzi: un iceberg grande due volte New York starebbe sul punto di staccarsi

di Giuseppe Varriale

05 Marzo 2019

L'Antartide cade a pezzi: un iceberg grande due volte New York starebbe sul punto di staccarsi
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La conseguenza più nefasta dell’inquinamento del nostro pianeta è rappresentata dal riscaldamento globale. Quest’ultimo è la causa di tutti i cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo il mondo; tra questi, ad esempio, l’ondata di gelo che, nei primi mesi del 2019, ha invaso gli Stati Uniti. Ma c’è qualcosa di altrettanto sconvolgente che, pur accadendo quotidianamente, non viene messo in risalto dai media.

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Jason Auch/Wikimedia

Jason Auch/Wikimedia

Ai primi di febbraio del 2019, la NASA ha infatti lanciato un allarme riguardante il rischio di distacco di iceberg in Antartide. Dopo che nel 2017 un enorme blocco di ghiaccio (5800 km²) si è separato dall'area antartica denominata Larsen C, un nuovo iceberg potrebbe presto formarsi. La NASA sta perciò monitorando Halloween, una enorme spaccatura lungo la piattaforma di Brunt.

La spaccatura si sta ingrandendo molto velocemente, ma ciò che preoccupa di più gli studiosi, è che tende a congiungersi con un’altra grossa crepa che, dopo ben 35 anni di stabilità, è tornata ad avanzare. Se le due faglie dovessero incontrarsi, esse darebbero vita ad un blocco di ghiaccio considerevole – si parla di circa 1700 km² (una superficie doppia rispetto alla città di New York) – che potrebbe compromettere la stabilità della piattaforma di Brunt.

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NASA

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Joe MacGregor, glaciologo della NASA, ha asserito che l’ice calving, ossia la rottura e il distacco di massa ghiacciata dell’Antartide, è un fenomeno normale e rappresenta una delle tante fasi del naturale ciclo di vita delle piattaforme glaciali. Tuttavia, secondo lo studioso, la formazione di iceberg dell’ultimo periodo ha assunto un’evoluzione innaturale dovuta all'innalzamento delle temperature. Questa evoluzione ha comportato la distruzione totale delle aree A e B della piattaforma di Larsen e la perdita del 22% dell’area C. Ora anche la piattaforma Brunt è a rischio.

Se la situazione non dovesse cambiare, quindi, e se non dovessimo finalmente riuscire a mettere fine all'inquinamento, dovremo fare i conti con la lenta distruzione dell’Antartide e l’innalzamento spropositato delle temperatura e del livello del mare.

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