Infarto: una ricerca italiana rivela la "complicità" di un batterio intestinale, aprendo la strada a nuove terapie

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di Marco Renzi

13 Gennaio 2020

Infarto: una ricerca italiana rivela la "complicità" di un batterio intestinale, aprendo la strada a nuove terapie
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I ricercatori del Policlinico universitario Umberto I di Roma, guidati dal direttore Francesco Violi, hanno raggiunto con uno studio durato oltre 4 anni delle conclusioni che potrebbero influenzare in modo sostanziale l'approccio a questo evento particolarmente pericoloso.

Analizzando i campioni sanguigni di 150 individui è stata rilevata la corrispondenza tra il verificarsi di un infarto e la presenza di batteri intestinali, precisamente Escherichia coli, all'interno del sangue.

via ansa.it/eng

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jber.jb.mil (archive image)

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Lo studio, di cui ha parlato l'European Heart Journal, sembra confermare altri studi condotti negli Stati Uniti che avevano suggerito la stessa conclusione. I ricercatori italiani hanno preso in considerazione i campioni di sangue di 50 pazienti colpiti da infarto acuto in atto, 50 persone cardiopatiche a rischio di infarto e 50 individui sani, che servivano come gruppo di controllo. Il batterio Escherichia coli è risultato essere presente nell'arteria ostruita da cui si generava l'infarto e in generale in tutto il sistema circolatorio degli individui con infarto in corso, mentre non era presente negli altri 100 presi in considerazione.

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Il fenomeno, che sarebbe legato all'alterazione della permeabilità intestinale, potrebbe aprire a nuovi trattamenti: gli esperimenti hanno suggerito che potrebbe essere possibile bloccare l'infarto in corso attraverso una molecola che impedisce al batterio di legarsi con determinate cellule immunitarie. Se questo procedimento fosse testato con successo nell'uomo, potrebbe essere usato per la creazione di un vaccino preventivo per i soggetti a rischio o come cura d'urgenza nel momento in cui l'infarto è avviato.

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