Le piante si stanno estinguendo ad un ritmo doppio rispetto agli animali

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di Lorenzo Mattia Nespoli

14 Giugno 2019

Le piante si stanno estinguendo ad un ritmo doppio rispetto agli animali
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Quando utilizziamo la parola "estinzione", il primo pensiero va al mondo animale. Probabilmente è così per tutti, ma non si tratta di un concetto esatto e scontato. 

Ci credereste se vi dicessimo che, nel mondo, le piante sono a rischio molto più degli animali? Riuscireste a nominare almeno una pianta che si è estinta negli ultimi anni? La risposta alla seconda domanda è quasi sicuramente "no". Eppure è così, e a confermarlo sono diversi studi sul tema.

via nature.com

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Walker Hall/nps.gov

Walker Hall/nps.gov

La rivista Nature Ecology and Evolution ha pubblicato una ricerca condotta nei Giardini botanici di Kew a Londra e dall'Università di Stoccolma, che ha diffuso dati davvero allarmanti.

Questa analisi globale ha evidenziato che negli ultimi 250 anni sono scomparse per sempre quasi 600 specie di vegetali, a fronte di circa 270 specie animali. 

Ovvio: non si tratta di una sorta di "gara", poiché entrambi i dati mettono in luce una situazione non certo rosea, su cui è necessario intervenire al più presto.

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Pixabay

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La massiccia estinzione delle piante, che avviene a velocità doppia rispetto a quella degli animali, è però un segnale qualcosa che non va, oltre che un pericolo serio per moltissimi organismi, ecosistemi, equilibri naturali e - senza dubbio - per l'uomo.

Senza i vegetali l'uomo non può ossigenarsi, gli animali non possono proteggersi e riprodursi, e la salute del Pianeta andrebbe inesorabilmente peggiorando

Alessandro Vasaturo/Flickr

Alessandro Vasaturo/Flickr

Una "normale" velocità di estinzione sarebbe anche fisiologica per le piante, ma gli scienziati hanno stimato il loro tasso di scomparsa superiore di ben 500 volte rispetto allo standard. Secondo un rapporto dell'Agenzia dell'Onu sulla biodiversità (Ipbes), una specie su otto (tra animali e vegetali) rischia seriamente l'estinzione a stretto giro.

C'è dunque più che mai bisogno di intervenire con urgenza, per cominciare a ragionare in un'ottica di protezione (e non più di sfruttamento e distruzione) del patrimonio naturale terrestre ancora superstite.

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