Viene licenziata perché incinta: i datori di lavoro sono costretti a risarcirla con £ 300.000

di Irene Grazia Paladino

03 Dicembre 2021

Viene licenziata perché incinta: i datori di lavoro sono costretti a risarcirla con £ 300.000
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Ogni lavoratore ha dei doveri e ha - o dovrebbe avere - dei diritti. I diritti dei lavoratori sono necessari, e comprendono il diritto al lavoro e alla salute, i diritti sindacali e il diritto di maternità e di paternità. Ogni persona, infatti, ha il diritto di fare dei progetti personali, e questi non dovrebbero avere delle ripercussioni sul proprio lavoro. Ancora oggi, però, molto spesso i lavoratori - e, in alcuni casi, soprattutto le donne - subiscono delle discriminazioni sul luogo di lavoro: Naomi Hefford è una di queste persone e la sua storia è stata oggetto di molte discussioni e riflessioni.

via The Times

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Naomi Heffort/Facebook

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Naomi ha un lavoro di un certo rilievo: è, infatti, dirigente di un ambulatorio medico. Questa storia ci dimostra che le discriminazioni non conoscono ruolo o grado. La donna, infatti, è stata licenziata dopo aver comunicato ai suoi datori di lavoro di essere incinta. La questione è immediatamente finita in tribunale, in quanto il trattamento subìto è stato certamente ingiusto. La donna, infatti, ha sporto denuncia e ha vinto la causa giudiziaria per discriminazione: i dirigenti sono stati obbligati a risarcirla con più di 300.000 sterline.

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Not the actual photo - Unsplash

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La vicenda giudiziaria è stata lunga e per nulla semplice. Si è infatti scoperto che i capi di Naomi stavano cospirando di licenziarla quando la donna ha annunciato di essere incinta, nel novembre 2018. La donna li ha sentiti dire: "se dobbiamo farlo quale sarà la nostra scusa?”. Solamente un anno prima, la donna aveva iniziato a lavorare nel reparto di chirurgia. Sembrerebbe quindi che i datori di lavoro abbiano licenziato la donna con un’altra motivazione, che incentrava le motivazioni sul comportamento scorretto sul luogo di lavoro, come violazioni di riservatezza. Il giudice del lavoro, però, ha sostenuto che le prove a disposizione suggerivano che i medici avessero escogitato un piano, in quanto "non c'erano preoccupazioni significative sulle prestazioni della ricorrente in questo momento, l'unico cambiamento nelle circostanze è stata la gravidanza della ricorrente". La donna, infatti, non ha commesso azioni sbagliate e non ha avuto colpe gravi: la ragione per cui la donna è stata licenziata è la sua gravidanza.  La donna, alla fine, ha vinto la sua battaglia e ci auguriamo che lavori oggi in un luogo in cui non vengono mosse accuse infondate e in cui i lavoratori vengano tutelati.

 

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