Il capo non le dà i permessi per prendere la figlia al nido, lei lo porta in tribunale: la deve risarcire con 180.000£

di Irene Grazia Paladino

12 Settembre 2021

Il capo non le dà i permessi per prendere la figlia al nido, lei lo porta in tribunale: la deve risarcire con 180.000£
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Le aziende dovrebbero tutelare le mamme lavoratrici e, nonostante in molte lo facciano già, in alcuni posti di lavoro sembra che per le donne la vita familiare e la vita lavorativa non possano coesistere: dedicarsi all’una sembra significare dover obbligatoriamente rinunciare all’altra. Le donne con figli che lavorano in azienda hanno dei diritti, dei permessi particolari, delle concessioni in determinate occasioni. Eppure assistiamo a casi in cui le donne vengono isolate oppure entrano in contrasto con capi e colleghi a causa dei figli e dei “doveri” da genitore. Alice Thompson, un’agente immobiliare, ha deciso di non ignorare i comportamenti discriminatori adottati dal suo superiore e ha preferito risolvere la vicenda in tribunale.

 

via BBC

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BBC

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Alice non è solo una mamma: è una donna di successo, con una grande carriera. Ricopre un ruolo manageriale in azienda e, dopo aver partorito la figlia, ha fatto richiesta per poter ottenere un orario part-time e lavorare 4 giorni a settimana fino alle 5 del pomeriggio: solitamente, infatti, non terminava mai prima delle 18. Grazie ad una riduzione dell’orario lavorativo, infatti, Alice avrebbe potuto andare a prendere sua figlia al nido con più facilità. Sembrerebbe una richiesta legittima, ma non per il suo capo che le ha negato questo permesso. 

 

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Not the actual photo - Sora Shimazaki/Pexels

Not the actual photo - Sora Shimazaki/Pexels

Alice non credeva che la sua richiesta avrebbe potuto trovare le resistenze del capo, nonostante in passato ci fossero stati degli screzi. La donna ha confessato che, già durante la gravidanza, si sentiva immersa in un ambiente ostile: veniva esclusa dai viaggi di lavoro e alcuni colleghi la ignoravano. Secondo la donna tutto è cambiato quando ha annunciato ai colleghi la sua gravidanza. Le parole del capo, in merito al permesso negato, sono state: "L'azienda non può permettersi questa nuova organizzazione" e "Temo anche che questa organizzazione possa causare un effetto dannoso sulla capacità di soddisfare la domanda dei clienti, oltre alla nostra impossibilità di riorganizzare il lavoro tra il personale esistente". Cosa ha fatto allora la donna? Ha presentato le dimissioni e ha citato la sua azienda in tribunale. Il giudice ha dichiarato che l’azienda dovrà pagare ad Alice un risarcimento di 184.961 £ per la perdita di guadagni, contributi pensionistici e lesioni ai sentimenti e agli interessi.

 

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