Per la prima volta gli scienziati hanno connesso i cervelli di 3 persone, permettendo loro di scambiarsi informazioni

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di Marco Renzi

04 Ottobre 2018

Per la prima volta gli scienziati hanno connesso i cervelli di 3 persone, permettendo loro di scambiarsi informazioni
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Per la prima volta al mondo gli scienziati sono riusciti a creare una connessione cerebrale tra tre persone che si sono scambiate impulsi relativi ad uno specifico problema. L'esperimento, ovviamente il primo di una lunga serie, aprirebbe le porte a nuove forme di comunicazione, ottenuta con il solo ausilio degli impulsi del cervello, e magari tra persone che si trovano a migliaia di chilometri di distanza.

Già precedentemente lo steso team era riuscito a connettere due persone, permettendo loro di scambiarsi delle risposte sì/no. In questo caso invece il trio è riuscito a mettere insieme le sue forze - mentali - giocando nientemeno che a una sorta di Tetris.

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Tim Sheerman-Chase

Tim Sheerman-Chase

L'operazione si basa su una combinazione di elettroencefalogramma, che rileva gli impulsi dell'attività cerebrale, e stimolazione magnetica transcranica, in grado di stimolare i neuroni usando campi magnetici. I tre partecipanti - due adibiti alla trasmissione e uno alla ricezione - erano collegati tra di loro attraverso degli speciali caschi.

Ai primi due era chiesto di giocare ad un gioco simile al Tetris: se il mattoncino che scendeva doveva essere ruotato, dovevano guardare uno specifico schermo luminoso; in caso contrario, dovevano guardarne un altro di frequenza diversa.

Questi impulsi si trasformavano in messaggi che il ricevente percepiva come fosfene, quel fenomeno visivo per cui con gli occhi chiusi vediamo puntini luminosi; a lui spettava, senza vedere alcuno schermo, il compito di ordinare la rotazione del mattoncino o di lasciarlo scendere così come si trovava.

Mettendo alla prova 5 diversi gruppi di giocatori, i ricercatori hanno ottenuto una percentuale di riuscita del gioco dell'81%, decisamente niente male per essere il primo risultato. Inoltre in uno step successivo si è data la possibilità ai trasmettitori rimandare un feedback (sempre mentale) nel caso il ricevitore avesse fatto la mossa giusta: alla fine dell'esperimento il ricevitore riusciva quindi anche a distinguere quale trasmettitore fosse più affidabile dell'altro nell'indicargli la mossa.

In conclusione, anche se la quantità e la qualità delle informazioni è ovviamente ancora ad uno stadio embrionale, i ricercatori hanno dimostrato una cosa: un'apparecchiatura che ci permette di inviare informazioni con il cervello è già realtà. Ed entusiasmante o inquietante che sia, è una strada tutta da esplorare.

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