Giovani e violenti: secondo un esperto il problema nasce dalla devozione dei genitori e dall'assenza di 'NO'

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di Claudia Melucci

26 Marzo 2018

Giovani e violenti: secondo un esperto il problema nasce dalla devozione dei genitori e dall'assenza di 'NO'
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Abbiamo bisogno di spiegazioni, di qualcuno che sappia razionalizzare un fenomeno che di razionale ha ben poco: la violenza indiscriminata dei bambini, degli adolescenti. Gli atti aggressivi che ci racconta la cronaca ci fanno rendere conto di quanto la violenza dei giovani, oggi, sia rivolta verso i piccoli, i coetanei e verso gli adulti, ed abbia quindi radici molto più profonde dell'aggressività che spesso di manifesta durante la fase di crescita.

A provare a dare una spiegazione alla questione ci sono gli esperti, uno in particolare italiano, Paolo Crepet, che riporta all'attenzione il cambiamento del rapporto genitori-figli, che oggi assume molto più l'aspetto di una vera e propria devozione nei confronti di 'piccoli Buddha'.

via ilgazzettino.it

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Difficile indagare su un simile fenomeno preoccupante, perché significa ricercare delle responsabilità ad un comportamento che ha spesso portato a violenza inaudita, morte.

Difficile indagare su un simile fenomeno preoccupante, perché significa ricercare delle responsabilità ad un comportamento che ha spesso portato a violenza inaudita, morte.

Philippe Put/Flickr

Lo si deve fare però, perché è un passo necessario alla risoluzione del problema la ricerca delle responsabilità: non gliene vogliano i genitori, ma lo psichiatra italiano, Paolo Crepet, afferma la problematica deve essere gestita prima di tutto nella realtà familiare.

Crepet si sofferma sul cambiamento che il rapporto dei genitori con i rispettivi figli ha conseguito negli anni: i genitori di oggi sono incapaci di dire no, soddisfano in tutto e per tutto i desideri dei figli, i quali, alla fine, non sono più in grado di sognare. Al primo rifiuto, che può giungere da parte di un insegnante, di un probabile fidanzatino o fidanzatino, la rabbia dei giovani esplode, perché mai abituati a fare pace con il 'no'

"Quando il buonismo educativo è così pregnante, non va bene. Noi non abbiamo più figli, ma piccoli Budda a cui noi siamo devoti, per cui possono fare tutto. Scelgono dove andare a mangiare, in quale parco giochi. Siamo diventati genitori che dicono sempre di sì. Ma questo è sbagliato. Esposti. Quando diventeranno grandi ci sarà qualcuno che gli dirà di no. Magari alla prima frustrazione amorosa. Magari al primo lavoro. I genitori vanno al primo incontro di lavoro del figlio di 26 anni. Poi c’è gente che non manda i figli all’Erasmus perché fa freddo. Sono un disastro questi genitori. Non possiamo generalizzare, ma in molti casi è così", afferma l'esperto. 

Oggi i genitori sono portati sempre a trovare una giustificazione in un comportamento sbagliato del figlio, spesso esterna: il problema è prima la scuola, gli insegnanti, poi gli amichetti che gli danno fastidio. I giovani non si sentono mai responsabili ed anche di fronte ad un vero e proprio reato (la cronaca ci ha parlato spesso di questa tragica fine), non prendono atto delle loro azioni. 

Se è così, se oggi giustifichiamo i figli arrivando al punto di non conoscerli, è ora di dare inizio ad un nuovo cambiamento, che può ripercorrere la strada vecchia o, perché no, prendere tutt'altra direzione. 

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