Sottile, sicura e superveloce: la nuova batteria al grafene è un brevetto italiano

di Silvia Ricciardi

26 Marzo 2018

Sottile, sicura e superveloce: la nuova batteria al grafene è un brevetto italiano
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Quante volte avete riscontrato dei problemi più o meno gravi legati all'utilizzo di batterie al litio? Si tratta delle batterie che alimentano gli smartphone, alcune delle quali in grado di trasmettere oltre 100 forme di gas tossici nocivi per il corpo umano.

Ma l‘IIt, Istituto Italiano di tecnologia, ha presentato allo scorso Mobile Word Congress di Barcellona, un'invenzione a dir poco sensazionale: un prototipo di batteria al grafene che immagazzina energia in modo veloce e pratico, battendo di gran lunga la concorrenza. Ecco come quest'invenzione potrebbe influire sulla nostra vita.

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Questo innovativo prototipo di batteria al grafene non solo è leggero, flessibile e a dir poco invisibile perché sottilissimo, quindi pratico e maneggevole, ma permette anche di immagazzinare energia rinnovabile e usarla per ricaricare velocemente i dispositivi portatili. E dunque... addio alle batterie al litio!

Le comuni batterie al litio si deteriorano, infatti non è un caso che, col passare del tempo, il nostro smartphone impieghi tanto a ricaricarsi e la ricarica di energia effettuata duri di meno rispetto al momento dell'acquisto.

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Vittorio Pellegrini, direttore di IIT Graphene Labs

Vittorio Pellegrini, direttore di IIT Graphene Labs

Le batterie al grafene, invece, sono realizzate dalla grafite tramite un processo brevettato e dai costi più contenuti. Non solo si risparmia in termini economici, ma rispetto al litio, le batterie al grafene riescono ad immagazzinare energia molto rapidamente. Questo perché, come spiega il direttore Vittorio Pellegrini, nelle batterie al litio la ricarica è effettuata grazie alla migrazione dei pesanti ioni di litio da un elettrodo all'altro, mentre in questo caso a migrare sono gli elettroni stessi, molto più leggeri e veloci.

E non finisce qua: il grafene si può integrare in un tessuto, ma può anche essere inserito nella pelle. In questo caso "futuro" l’energia potrebbe derivare da quella generata dal movimento del corpo, mettendo in moto apparecchi utili alla vita, come ad esempio i pace maker.

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