Le più antiche ossa di Homo Sapiens mai trovate riscrivono la storia dell'evoluzione umana

di Francesco Mattia

22 Dicembre 2017

Le più antiche ossa di Homo Sapiens mai trovate riscrivono la storia dell'evoluzione umana
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Nel 1960 un minatore marocchino, operante in una miniera di barite a 100 km da Marrakesh, ha accidentalmente trovato un teschio nelle pareti di una delle grotte carsiche di cui la miniera si componeva. L'uomo segnalò repentinamente il rinvenimento all'Università di Rabat, la quale fece del luogo un importante sito archeologico. Nel 2004, il paleoantropologo Hublin e il suo team datarono i fossili umani riportati alla luce nel sito di Jebel Irhoud: i risultati mostrarono che quei resti risalivano a circa 300.000 anni fa.

 

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La grotta si rivelò essere uno scrigno di preziose testimonianze: specie di mammiferi poco conosciuti, ma soprattutto tracce di presenza umana.

La grotta si rivelò essere uno scrigno di preziose testimonianze: specie di mammiferi poco conosciuti, ma soprattutto tracce di presenza umana.

Directorate of Intelligence, CIA/ Wikimedia

Il sito di Jebel Irhoud è collocato a 562 m di altezza ed è composto da una grotta carsica carica di depositi stratificati a partire dal Pleistocene. Non appena il rinvenimento del teschio nel 1960 fu segnalato agli studiosi di Rabat, questi avviarono gli scavi nel sito. Furono dissotterrati i resti di circa 30 diverse specie di mammiferi e 22 strati della grotta furono analizzati: segni di una precedente presenza umana vennero rintracciati in ben 13 di questi strati!

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Mohammed Kamal, MPI EVA Leipzig/ Wikimedia

Mohammed Kamal, MPI EVA Leipzig/ Wikimedia

Durante gli scavi dell'Università di Rabat, furono riportati alla luce diversi oggetti in pietra focaia: lame, coltelli, punte di freccia e trapani rudimentali, tutti oggetti solitamente attribuiti agli uomini di Neanderthal. È bene sapere che gli uomini di Neanderthal vissero probabilmente contemporaneamente ai sapiens e con molta probabilità ebbero modo di mescolarsi con loro (circa il 4% del genoma degli odierni europei è di origine neanderthaliana).

Grazie alla scoperta della grotta, l'ipotesi di una 'convivenza' tra uomo sapiens e di Neanderthal si fa molto più reale, così come l'esistenza di una specie umana derivata dall'incrocio delle due specie.

Grazie alla scoperta della grotta, l'ipotesi di una 'convivenza' tra uomo sapiens e di Neanderthal si fa molto più reale, così come l'esistenza di una specie umana derivata dall'incrocio delle due specie.

Philipp Gunz, MPI EVA Leipzig/ Wikimedia

Analizzando i resti, infatti, è altresì emerso che i reperti di Jebel Irhoud possano essere appartenuti ad una forma arcaica di homo sapiens entrata in contatto (se non già incrociatasi) con i Neanderthal.

Nella grotta sono state rivenute anche le ossa più antiche appartenenti al genere umano moderno (sapiens).

Nella grotta sono state rivenute anche le ossa più antiche appartenenti al genere umano moderno (sapiens).

Gerbil/ Wikimedia

Nel 2004 un gruppo di ricerca guidato dal paleoantropologo Jean-Jacques Hublin ha scoperto all'interno del medesimo sito i resti di 5 persone (parti di teschi, denti, una mascella e ossa degli arti) e altri oggetti in pietra. Stando a quanto esposto da Hubin, le ossa rinvenute sarebbero le più antiche attualmente attribuibili a uomini moderni: la mascella appare simile a quella dei sapiens (sebbene più larga) e la scatola cranica leggermente più allungata.

A seguito della datazione dei fossili, si è fatta chiara la necessità di rivedere le date fino ad allora accettate per la differenziazione dell'uomo moderno in Africa.

A seguito della datazione dei fossili, si è fatta chiara la necessità di rivedere le date fino ad allora accettate per la differenziazione dell'uomo moderno in Africa.

Ryan Somma/ Wikimedia

Le lame di pietra focaia, che sembrano esser state arse (forse per cucinare del cibo), sono state definite "orologi storici" e datate con il metodo della termoluminescenza, il quale permette di calcolare il tempo trascorso dal momento in cui un reperto fu arso. Ebbene, la datazione effettuata dal team di Hublin decretò per i fossili di Jebel Irhoud la sorprendente età di 300.000 anni! Ciò ha messo seriamente in crisi le ipotesi sull'origine degli uomini moderni nell'Africa Orientale di 200.000 anni fa, facendo pensare piuttosto a diverse varietà di uomini sparse per tutto il continente africano.

Che in realtà, dunque, diverse specie umane siano coesistite in varie zone dell'Africa ed abbiano insieme condotto all'uomo moderno?

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