Perché a volte la morte del nostro cane è più dolorosa di quella di un amico?

di Giulia Bertoni

22 Maggio 2017

Perché a volte la morte del nostro cane è più dolorosa di quella di un amico?
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Quando qualcuno che non ha mai avuto un cane assiste al lutto di un amico che ne ha appena perso uno può pensare che la sua reazione sia esagerata. In fondo "era solo un cane". Ma chi ci è passato sa che non è mai così. Ora un docente di psicologia di nome Frank T. McAndrew cerca di spiegarci come mai a volte la morte del nostro cane può risultarci persino più difficile da superare di quella di un amico.

via theconversation.com

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Perdere il proprio cane può essere più doloroso che perdere un amico

Perdere il proprio cane può essere più doloroso che perdere un amico

Graphic Stock

Anche se chi lo ha vissuto sa che il dolore che sentiamo quando muore il nostro cane è del tutto simile a quello che proviamo quando muore una persona cara, il problema nel primo caso è che non esistono rituali radicati che ci possano aiutare ad affrontare il lutto. Disporre di tradizioni che ci dicono cosa fare quando perdiamo una persona amata è un modo per sopportare meglio il dolore, soprattutto nei primi giorni, ma siccome quando a morire è un cane non sono previste messe o necrologi, manifestare pubblicamente il nostro dolore ci appare quasi come una cosa di cui vergognarsi.
Un altro aspetto che rende difficile accettare la dipartita del nostro amato cane è il fatto che la sua assenza incide direttamente sulle nostre abitudini: tutto a un tratto la nostra tabella di marcia giornaliera cambia e noi non sappiamo cosa fare. Non solo, questa improvvisa assenza significa anche da un momento all'altro non disponiamo più di quel feedback positivo e senza pretese che solo i cani sanno dare, della loro presenza così rassicurante e priva di giudizi.
Tutto questo va unito al fatto che un cane, più di qualsiasi altro animale, è in grado di interpretare correttamente voce, espressioni e intenzioni umane; questa loro naturale empatia li rende dei veri e propri membri della famiglia, al punto che quando avviene il cosiddetto 'misnaming' (chiamare qualcuno col nome di un altro), esso riguarda anche il nome di fido (curiosamente, questo non avviene altrettanto spesso con i gatti).

Non sarà un caso allora che anche chi si ripromette di non prendere più cani con sé perché: "Ho sofferto troppo", dopo qualche anno finisce per ricadere in questo vortice di amore incondizionato. Il che è positivo, basta ricordarsi del detto che recita: "Possa io divenire il tipo di persona che il mio cane creda che io sia già".

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