La prima giocatrice transgender della pallavolo italiana: ecco la storia di Tiffany de Abreu

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di Claudia Melucci

05 Marzo 2017

La prima giocatrice transgender della pallavolo italiana: ecco la storia di Tiffany de Abreu
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L'inizio del campionato nella società calabrese di pallavolo, Golem Palmi, della giocatrice Tiffany De Abreu, è stato molto chiacchierato. Il motivo è il suo passato e il percorso che ha l'ha portata a far parte di una squadra femminile. La giovane infatti era un uomo prima di sottoporsi ad una lunga terapia ormonale che oggi ha finalmente concluso. A scatenare dibattiti non è solamente la sua scelta, dettata da un'indole alla femminilità sperimentata fin dai primi anni di vita, quanto la "regolarità" della sua partecipazione al gioco delle pallavoliste calabresi.

Con la storia di Tiffany si solleva un quesito: cosa conta di un atleta, la sua fisicità o la tattica, la tecnica e la personalità?

via tpi.it

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Tiffany è nata in Brasile, nella città di Goiania: è cresciuta senza un padre, con i suoi sette fratelli, grazie ai sacrifici della madre. Ha deciso di voler diventare una pallavolista quando ha visto una partita olimpionica della squadra brasiliana, e dentro di lei già sapeva la fine della storia: sarebbe entrata a far parte di una squadra di colore rosa.

Infatti, come lei stessa afferma, ha sempre avuto un'attitudine femminile che con gli anni è divenuta più evidente. Ricorda ancora il periodo della scuola, anni di derisioni, battute volgari e scherzi di cattivo gusto per il suo atteggiamento e i suoi gusti. Non scorderà l'anno in cui ha iniziato la terapia ormonale: era il 2013 e già giocava nel team maschile olandese. 

Grazie alla sua esperienza possiamo conoscere più da vicino le cure ormonali che si prescrivono in questi casi: non bisogna sottovalutare il veder trasformare il proprio corpo ogni giorno, inizialmente in qualcosa di orrendo. Tiffany dice che nei primi mesi non era più un uomo ma non era nemmeno ancora una donna: in quel periodo ha sentito nominare più la parola "travestito" che il suo nome. 

"Quando prendi gli ormoni vivi degli alti e dei bassi pazzeschi. Ho deciso di cambiare sesso perché mi sono sempre sentita completamente una donna e volevo diventare totalmente una donna". 

Non cambia solo il corpo, cambia tutto: la testa, i pensieri, il carattere, i gusti. Immaginate di svegliarvi e di sentirvi mai come prima nel corpo di un'altra persona, anzi ogni giorno una diversa. "È un percorso difficile, e per portarlo a termine bisogna essere determinati".

Veniamo al dunque, sulla questione che molti si sono posti. 

È così naturale che una persona che cambia sesso passi dallo spogliatoio maschile a quello femminile, o viceversa?

Il punto è l'eventuale vantaggio fisico che la persona può preservare anche dopo la terapia ormonale. Ma Tiffany smentisce subito precoci supposizioni. 

"Con la terapia ormonale ho perso tantissima forza. Le persone non sanno davvero di cosa parlano. Quando si prendono gli ormoni il corpo cambia per intero".

Come anche lei aggiunge, nello sport non fanno vincere le gambe lunghe, i muscoli possenti, e gli scatti fulminei. Lo può confermare qualsiasi atleta: non è solo un fatto di forza o di altezza, devi sapere come giocare, devi avere la tecnica. Poi, in particolare nella pallavolo, non si gioca da soli: bisogna avere la coscienza di essere soli e nello stesso tempo con altri 6 giocatori. 

Ora conoscete la storia di Tiffany. Di quale parere siete? Pensate che sia il sesso biologico a contare nello sport, oppure la persona?

 

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