Pensi che consumare cibi gluten-free ti faccia bene? Ecco a quali rischi ti esponi

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di Claudia Melucci

25 Febbraio 2017

Pensi che consumare cibi gluten-free ti faccia bene? Ecco a quali rischi ti esponi
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In tema alimentare assistiamo in maniera periodica a delle vere e proprie demonizzazioni, di prodotti o ingredienti di cui magari non ne conoscevamo nemmeno l'esistenza. È successo con l'olio di palma e con il glutine. Distinguere allarmismo da verità risulta spesso difficile, ma quando sono gli stessi medici a lasciare dichiarazioni c'è poco da mettere in discussione. 

Alle spalle dell'articolo che vi proponiamo oggi c'è uno studio condotto dall'Università dell'Illinois, il quale mostra come non sia così scontato che mangiare prodotti senza glutine faccia bene anche a chi non è affetto da patologie che ne impediscono l'assunzione: al contrario, è molto rischioso. Ecco perché...

via dailymail.co.uk

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Le versioni Gluten-free di pasta, pane ed altri prodotti farinacei prevedono spesso la presenza del riso come sostituente del grano.

Le versioni Gluten-free di pasta, pane ed altri prodotti farinacei prevedono spesso la presenza del riso come sostituente del grano.

theimpulsivebuy/Flickr

È proprio nel riso il problema e nel modo in cui viene coltivato: le analisi dimostrano che i chicchi sono ricchi di arsenico, molto più di altri cibi. 

Tra i diversi tipi, il riso integrale è quello che ne contiene quantità maggiori in quanto l'arsenico risiede proprio nell'involucro esterno, che viene invece eliminato nel caso del riso bianco. 

L'arsenico è naturalmente presente nell'aria, nell'acqua e nel suolo ed per questo che lo si trova anche nel riso: tuttavia si aggiunge il problema dell'inquinamento delle falde acquifere da cui le coltivazioni di riso attingono l'acqua. 

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@joefoodie/Flickr

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La ricerca ha esaminato le urine di 73 volontari, tra i 6 e gli 80 anni, che hanno consumato alimenti gluten-free per più di 5 anni: gli esami hanno rivelato alti tassi di mercurio oltre che di arsenico, entrambi nocivi per la salute. In particolare il livello di mercurio è stato riscontrato essere maggiore del 70% rispetto ad un individuo che non ha fatto uso dei suddetti prodotti. 

Ovviamente il motivo per cui lo studio è stato diffuso in maniera massiccia non è per allarmare i celiaci e tutti gli intolleranti al glutine, i quali hanno poche altre alternative: il messaggio di moderare l'uso di alimenti dichiarati senza glutine è rivolto a chi è convinto che assumendoli si possano prevenire intolleranze e che sia benefico in generale per l'organismo. 

Dalle statistiche emerge che nel Regno unito il 15% della popolazione ha deciso di sostituire prodotti contenenti glutine con quelli privi della proteina, pur non avendo patologie o intolleranze diagnosticate. Negli Stati Uniti il consumo è aumentato del 67% in due anni.

Una convinzione salutistica errata che può addirittura peggiorare le condizioni di salute. 

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