Prostitute nei campi di concentramento: lo scandalo che non si legge sui libri storia

di Silvia Ricciardi

18 Dicembre 2016

Prostitute nei campi di concentramento: lo scandalo che non si legge sui libri storia

Ravensbrueck, a nord di Berlino, c'è stata qualche anno fa una mostra-esposizione riguardante una toccante pagina della piaga mondiale del Nazismo: nell'ex sede di un noto campo di concentramento nazista, prevalentemente femminile, si può rintracciare la storia di molte prigioniere, obbligate a prostituirsi, fra il 1942 e il 1945.

Queste donne, denominate le "schiave del sesso", non erano destinate ai gerarchi nazisti, come si potrebbe erroneamente pensare, ma a tutt'altro tipo di persone. Scopriamo insieme la loro triste storia...

Wikimedia commons

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L’uomo, per essere più produttivo, deve dare sfogo alle sue pulsioni sessuali, ecco il motivo principale per cui i Nazisti decisero di premiare i prigionieri più efficienti con dei "bordelli" riservati loro... Inoltre c’era il problema dell’omosessualità quindi, per non far dilagare i rapporti sessuali fra uomini, era necessario introdurre delle donne-schiave capaci di ripristinare gli accoppiamenti uomo-donna.

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Il Direttore del Centro di Ravensbrueck, Insa Eschebach, sostiene che fossero circa 200 le "schiave del sesso", tutte prese nei campi di Ravensbrueck ed Auschwitz e messe al lavoro in una decina di campi nazisti, in Germania e nei territori occupati nell’Est.

Frau W., una testimone che ebbe la sfortuna di vivere quelle drammatiche circostanze, ricorda: “Ci dissero che eravamo nella casa degli appuntamenti del campo e che eravamo fortunate. Avremmo potuto mangiare bene e bere a sufficienza. Se ci fossimo comportate bene e avessimo svolto correttamente il nostro lavoro non ci poteva accadere nulla”.

Queste donne erano finite nei campi prevalentemente per ”comportamenti anti-sociali”, il che comprendeva essere prostitute di professione, ma anche donne con idee politiche non gradite, o che avessero delle relazioni con persone ebree.

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I prigionieri che riuscivano a mettersi in luce nelle gerarchie dei campi potevano “comprare” fino ad un quarto d’ora con una delle prostitute alla cifra di due Reichsmarks e le prostitute avevano diritto ad una frazione minima di quegli importi, pagati per loro, allo scopo di potersi comprare del cibo, quando era disponibile.

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Le prostitute erano tutte tedesche, controllate regolarmente per evitare che si ammalassero e potessero trasmettere delle malattie sessuali nei campi. Se una donna rimaneva incinta era costretta ad abortire.

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Un'altra testimone, Frau B., ha dichiarato che ogni donna lavorava in una piccola stanza, dove riceveva fino a cinque uomini l’ora. Da uno spioncino le guardie potevano osservare le scene e riderci sopra. I clienti invece erano stati prigionieri per lunghi anni e vedevano di buon grado il fatto di avere questo breve ma intenso contatto umano. A volte, i clienti delle prostitute volevano solamente parlare.

Dopo la guerra, molte di queste lavoratrici del sesso tedesche si tennero dentro i traumi subiti e la vergogna, questo anche per non essere considerate “collaborazioniste”. 

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Fatto sta che poche di loro sono ancora vive ed il mondo ha decretato che la schiavitù sessuale era da considerarsi un crimine di guerra a tutti gli effetti solamente nel 2002, donando almeno un po' di pace a tutte quelle vittime...